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STUDIO KINESIS
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La riscoperta del corpo con il Metodo Feldenkrais

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Il Metodo Feldenkrais è una tecnica di educazione al movimento indirizzata a sviluppare le capacità di percezione del corpo per ottenere un miglioramento funzionale della persona. Questo avviene riprogrammando il sistema nervoso centrale attraverso movimenti dolci, non invadenti e non abituali. Sviluppa consapevolezza cinestetica ed integrazione sensomotoria, che permettono di migliorare la capacità di apprendimento del movimento, di vivere più pienamente, più confortevolmente ed efficacemente e di ampliare il repertorio di azioni e funzioni possibili. Con questo metodo si rimette in moto il processo di evoluzione motoria attraverso la presa di coscienza di nuovi e diversi modi di agire: ciò aumenta la capacità della persona di scegliere più liberamente e rispondere quindi in modo adeguato alle diverse situazioni e consente una ripresa generale di crescita e sviluppo su tutti i piani. Il cervello ed il sistema nervoso sono i comandi ed i centri di controllo per tutto il corpo; gli esercizi del Metodo Feldenkrais accrescono la comunicazione tra il cervello ed il resto del corpo e, sfruttando le naturali capacità di apprendimento, stimolano notevoli cambiamenti psicofisici. Tutto ciò avviene se si dà al sistema nervoso un’opportunità per controllare e ridurre gli inutili sforzi muscolari.La ricerca in neurofisiologia ha mostrato che quando si esercita un grado elevato di sforzo muscolare è impossibile per il cervello fare le distinzioni sensoriali, scegliere cioè la “via migliore” per l’organizzazione neuromuscolare.

Partendo dalla consapevolezza del proprio corpo, dei suoi limiti, possibilità, azioni e reazioni, il Metodo Feldenkrais aiuta ad individuare, ridurre o evitare dolori, malesseri psicofisici. riduzioni posturali o funzionali, e a ristabilire in tutto il corpo un tono muscolare equilibrato. Al posto di movimenti abituali eseguiti meccanicamente, causa di blocchi e di irrigidimenti, questa tecnica propone movinenti consapevoli. risultanti dall’ azione congiunta di mente e corpo, e fondati sul principio sempre valido del minimo dispendio di energia per il massimo d’efficacia. Ritrovare il movimento naturale e fluido, espressione della singola individualità e diversità di ogni persona consente anche di coltivare e manifestare la personalità di ciascuno. Al centro del Metodo Feldenkrais c’è un atteggiamento mentale che promuove un processo di indagine, piuttosto che cercare soluzioni definitive. L’insegnante e l’allievo si riuniscono per scoprire e promuovere la consapevolezza necessaria per migliorare il funzionamento dell’allievo stesso.

Le due forme di insegnamento del Metodo Feldenkrais

Il Metodo Feldenkrais, nelle sue due espressioni, di gruppo ed individuale, è orientato verso il miglioramento della funzione, non verso il trattamento dei sintomi, ed ha lo scopo di riprogrammare il sistema neuromotorio in schemi di azioni più efficienti; quasi sempre il risultato è l’apprendimento da parte della persona di un modo di differenziare le varie parti del corpo, di collegarle fra di loro, e di conseguenza un equilibrio del tono muscolare, un aumento del controllo conscio (corticale) e una diminuzione dell’influenza del sistema limbico. Il miglioramento della funzione accompagna quindi la diminuzione o l’eliminazione dei sintomi.

Consapevolezza Attraverso il Movimento (CAM)

Le lezioni di Consapevolezza Attraverso il Movimento sono collettive, settimanali o bisettimanali e durano general­mente sessanta minuti. Ogni lezione è organizzata su una funzione specifica che può essere: alzarsi, sedersi, girarsi, afferrare qualcosa, respirare, camminare, oppure riproporre una stessa funzione in un altro contesto (per esempio l’azione del girarsi nella posizione supina o seduta). Per stimolare l’attenzione dell’allievo e dell’ allieva, l’insegnante conduce verbalmente i movimenti che non sono mai ripetitivi e meccanici: una volta svanita la novità, la consapevolezza si offusca e non avviene alcun apprendimento. Diventa quindi indispensabile invitare il gruppo a essere meno veloce, meno forte e trovare sempre nuove varianti agli esercizi da proporre. La ripetizione meccanica viene scoraggiata e molti esercizi consistono nel concentrarsi sui mezzi con cui raggiungere uno scopo, piuttosto che sullo scopo in sé, che è un modo importante per ridurre la tensione. Le lezioni sono basate sugli studi di Moshe Feldenkrais dell’ apprendimento infantile, dello sviluppo motorio e della struttura-funzione del corpo e cervello umani.

Molte lezioni, infatti, sono composte da movimenti come strisciare e rotolare nel modo in cui si muovono naturalmente i bambini. Moshe Feldenkrais utilizzò per questa serie di movimenti il processo dli apprendimento organico dell’ infanzia, cosicchè l’allievo o l’allieva possano imparare direttamente dalla propria esperienza sensomotoria e non da modelli esterni prestabiliti. I movimenti iniziali dell’ insegnamento sono solitamente piccoli, con l’enfasi posta su facilità, comodità e apprendimento, così da divenire coscienti il modo in cui la muscolatura, lo scheletro e l’intera personalità sono coinvolti in ogni movimento. Da piccoli gesti iniziali la lezione evolve in movimenti di grande ampiezza e complessità, con il risultato di imparare a muoversi con più efficienza e soddisfazione. Nel Metodo Feldenkrais si possono trovare centinaia di lezioni che variano, per tutti i livelli di abilità motoria, da lezioni semplici per struttura e impegno fisico, a lezioni più complesse. Dall’infanzia sino all’età adulta vi è un graduale ma inesorabile distacco dalla creatività e dall’immaginazione che, invece, rivestono un’importanza fondamentale nella definizione di quella creatura multidimensionale che è l’essere umano. Una particolarità del Metodo sta nell’utilizzo dell’immaginazione; spesso i movimenti vengono fatti solo su un lato del corpo, mentre sull’altro lato vengono riprodotti solo mentalmente, ottenendo per la maggior parte delle volte il medesimo risultato.

Integrazione funziona/e (IF)

E’la lezione individuale del Metodo Feldenkrais, durante la quale l’insegnante guida con le mani e le parole i movimenti dell’allievo o dell’allieva, facendo sentire i collegamenti tra le varie parti del corpo. In questo modo l’insegnante agisce per aumentare il feedback cinestetico interno della persona e le comunica come essa stessa si organizza durante i movimenti, suggerendo ulteriori possibilità di schemi di movimento funzionali. Dato il carattere personalizzato dell’integrazione funzionale, essa si adatta soprattutto a bambini con problemi riguardanti lo sviluppo motorio e a persone con difficoltà neuromuscolari o muscolo-scheletriche, e le cui possibilità di movimento non sono adatte per il lavoro di gruppo. Possono tuttavia beneficiarne tutte le persone che necessitano di un’attenzione più individualizzata. Durante la lezione, la cui durata può variare da quaranta a sessanta minuti, l’insegnante aiuta l’allievo o l’allieva a costruire, ad un livello fondamentalmente inconscio, una nuova immagine neuromuscolare del movimento, che sarà la base per il miglioramento dei movimenti quotidiani. Come nel lavoro di gruppo, anche nella lezione individuale, l’insegnante è costantemente all’ascolto delle risposte che l’allievo dà alle sue proposte di movimento e, in base alla natura di queste risposte, sviluppa e dirige la lezione; Feldenkrais, infatti, paragonò l’integrazione funzionale alla danza, per il modo in cui un abile partner permette, guidandolo, ad un ballerino mediocre di muoversi bene. Un principio essenziale dell’Integrazione Funziona­le è l’intenzione dell’insegnante: la precisione, la sensibilità e la specificità nell’intenzione permettono che il messaggio tattile e cinestetico comunicati all’allievo o all’allieva siano i più chiari possibile: ciò favorisce l’assorbimento e la ritenzione del messaggio, e permette al discente di sperimentare una sensazione di sicurezza indispensabile all’ apprendimento.

Per ampliare gli schemi possibili di movimento, l’insegnante deve prima rendersi conto di come agisce abitualmente l’allievo o l’allieva: mentre la persona agisce, l’insegnante prima osserva attentamente per notare le varie sfumature strutturali e funzionali, come l’allineamento dello scheletro, il livello e la distribuzione del tono muscolare e l’atteggiamento psicofisico generale, quindi inizia una indagine tattile e cinestetica della struttura e del funzionamento neuromuscolare della persona: così facendo raccoglie informazioni utili a definire il contenuto e la direzione della lezione. Durante la lezione l’insegnante controlla sia i movimenti dell’allievo o dell’allieva sia le funzioni collegate ai movimenti, come la respirazione. Osservando la respirazione si renderà conto della risposta ai diversi input, del grado di rilassamento, e di come procede l’in­formazione proposta. Solitamente un insegnante del Metodo Feldenkrais non stabilisce in anticipo il numero esatto di lezioni necessarie, è vero altresì che maggiore è il numero di posizioni in cui può essere imparato un movimento, migliore sarà l’assimilazione di quel movimento e la sua integrazione in schemi di movimento normali e quotidiani. In definitiva, l’allievo o l’allieva procede eseguendo una sequenza di movimento intera, completa, che èpiù chiara e ben definita, più facile ed efficiente, e che con minori probabilità causerà dolore o danni rispetto ai precedenti schemi motori utilizzati. Si avrà così una progressione da movimenti abituali non consapevoli e non differenziati a movimenti consapevoli ed integrati, che andranno ad ampliare il patrimonio di funzioni e azioni benefiche per la persona.

Il Metodo Feldenkrais e la cinesiterapia

Molte persone che si rivolgono agli studi cinesitera­pici per dolori muscoloscheletrici o problemi simili ot­tengono spesso miglioramenti; ma sei mesi dopo ecco che il dolore ricompare e la persona è costretta a ripete­re il ciclo di cura. Ciò si verifica in quanto la maggior parte dei movimenti abituali è mal organizzata e quin­di causa dell’insorgere del dolore. Con il Metodo Feldenkrais l’insegnante non si occu­pa direttamente dei muscoli e delle articolazioni, ma in modo prioritario del sistema nervoso. Per esempio, noi non possiamo volontariamente cambiare il nostro mo do di camminare analizzando dettagliatamente soltanto la successione di appoggio dei piedi al suolo ma sperimentando attraverso numerose varianti un movimento globale, più leggero, più facile, più equilibrato. Così il sistema nervoso conserverà ciò che sente come più efficiente e che richiede minor sforzo. Una volta che la funzione è acquisita in un contesto di piacere e di facilità, allora sarà integrata dalla persona nelle funzioni della vita quotidiana; in questo modo può divenire consapevole di quali sono gli schemi di movimento che hanno causato il dolore, sperimentare una nuova e più ampia gamma di azioni possibili, e quindi avere la scelta del movimento più adeguato se­condo il variare delle situazioni.

Chi e’ Moshe Feldenkrais

Moshe Feldenkrais nacque in Russia nel 1904 ed emigrò in palestina a tredici anni. Intorno al 1930 si laureò in ingegneria, ottenne poi il dottorato in fisica alla Sorbona di Parigi e divenne assistente di Joliot Curie. Allievo di Jogoro Kano diventò cintura nera di judo, fondò il primo Judo Club di Francia e scrisse libri su questa arte marziale. Quando un incidente al ginocchio avuto in gioventù si aggravò, Feldenkrais cominciò un processo rieducativo dei suoi movimenti abituali: obbligato a stare a letto, egli compì esplorazioni con piccolissimi movimenti per un lungo periodo, rafforzando la sua consapevolezza cinestatica, fino ad avvertire le inconsce e sottili connessioni neuromuscolari fra tutte le parti del suo corpo. Attraverso la sua autoeducazione, imparò a camminare in modo efficiente ed indolore, creando la metodica che poi insegno ad altri. Dopo aver lavorato per anni in relativo anonimato, negli ultimi anni Settanta il suo lavoro venne conosciuto e rispettato internazionalmente per la sua valenza nei settori della riabilitazione e dello spettacolo. Tra i suoi allievi ed allieve più celebri Margareth Mead, David Ben Gurion, Peter Brook, Yehudi Menuhin, Leonard Bernstein. Mori in Israele nel 1984.
All’inizio della lezione generalmente l’insegnante chiede agli allievi e alle allieve di sdraiarsi sul dorso, per ridurre l’effetto della forza di gravità, e di concen­trare l’attenzione sul proprio corpo a contatto con il pavimento per imparare ad ascoltarsi. Questo sviluppa la consapevolezza di un’eventuale tensione muscolare eccessiva che tende a mantenere sollevate dal suolo al­cune parti del corpo. Dato che l’elemento centrale del metodo è di arrivare alla consapevolezza dell’azione, la riduzione della tensione è necessaria al fine di ottenere movimenti facili e piacevoli, privi di quegli sforzi inuti­li che diminuiscono la sensibilità cinestetica. Lo con­ferma la legge di Weber-Fechner (1834) la minima di­versità di sensazioni percettibile ha sempre lo stesso rapporto proporzionale con l’intero stimolo. Per esem­pio, se si regge un peso di diversi chilogrammi non sì riesce a percepire un passerotto che vi si posi sopra, mentre lo si percepisce se si regge un bastoncino. Si ot­tengono risultati sempre più precisi solo se la sensibili­tà, cioè la capacità di percepire le piccole differenze, viene migliorata. E importante sottolineare che, nella conduzione del gruppo, l’insegnante è in continuo ascolto del feedback degli allievi e delle allieve, per cambiare eventualmen­te il percorso della lezione o introdurre quelle varianti che possano far superare le difficoltà. Quello che in tradizionali lezioni di ginnastica viene considerato un errore, nel Metodo Feldenkrais viene valutato come un’ interpretazione individuale dell’ indicazione data dall’insegnante; si analizzano quindi insieme al gruppo i comportamenti motori abitudinari ed automatici che hanno portato a quella determinata azione e si prospettano le alternative possibili.

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