LEZIONI INDIVIDUALI: indicate per chi desidera affrontare problemi specifici riguardanti lo sviluppo motorio, difficoltà neuro-muscolari o muscolo-scheletriche. L’insegnante guida con le mani e le parole l’allieva/o, che diventa consapevole del proprio modo di muoversi e ne impara di nuovi per vivere più confortevolmente (su appuntamento).
Integrazione funzionale (IF):
E’la lezione individuale del Metodo Feldenkrais, durante la quale l’insegnante guida con le mani e le parole i movimenti dell’allievo o dell’allieva, facendo sentire i collegamenti tra le varie parti del corpo. In questo modo l’insegnante agisce per aumentare il feedback cinestetico interno della persona e le comunica come essa stessa si organizza durante i movimenti, suggerendo ulteriori possibilità di schemi di movimento funzionali. Dato il carattere personalizzato dell’integrazione funzionale, essa si adatta soprattutto a bambini con problemi riguardanti lo sviluppo motorio e a persone con difficoltà neuromuscolari o muscolo-scheletriche, e le cui possibilità di movimento non sono adatte per il lavoro di gruppo. Possono tuttavia beneficiarne tutte le persone che necessitano di un’attenzione più individualizzata. Durante la lezione, la cui durata può variare da quaranta a sessanta minuti, l’insegnante aiuta l’allievo o l’allieva a costruire, ad un livello fondamentalmente inconscio, una nuova immagine neuromuscolare del movimento, che sarà la base per il miglioramento dei movimenti quotidiani. Come nel lavoro di gruppo, anche nella lezione individuale, l’insegnante è costantemente all’ascolto delle risposte che l’allievo dà alle sue proposte di movimento e, in base alla natura di queste risposte, sviluppa e dirige la lezione; Feldenkrais, infatti, paragonò l’integrazione funzionale alla danza, per il modo in cui un abile partner permette, guidandolo, ad un ballerino mediocre di muoversi bene. Un principio essenziale dell’Integrazione Funzionale è l’intenzione dell’insegnante: la precisione, la sensibilità e la specificità nell’intenzione permettono che il messaggio tattile e cinestetico comunicati all’allievo o all’allieva siano i più chiari possibile: ciò favorisce l’assorbimento e la ritenzione del messaggio, e permette al discente di sperimentare una sensazione di sicurezza indispensabile all’ apprendimento.
Per ampliare gli schemi possibili di movimento, l’insegnante deve prima rendersi conto di come agisce abitualmente l’allievo o l’allieva: mentre la persona agisce, l’insegnante prima osserva attentamente per notare le varie sfumature strutturali e funzionali, come l’allineamento dello scheletro, il livello e la distribuzione del tono muscolare e l’atteggiamento psicofisico generale, quindi inizia una indagine tattile e cinestetica della struttura e del funzionamento neuromuscolare della persona: così facendo raccoglie informazioni utili a definire il contenuto e la direzione della lezione. Durante la lezione l’insegnante controlla sia i movimenti dell’allievo o dell’allieva sia le funzioni collegate ai movimenti, come la respirazione. Osservando la respirazione si renderà conto della risposta ai diversi input, del grado di rilassamento, e di come procede l’informazione proposta. Solitamente un insegnante del Metodo Feldenkrais non stabilisce in anticipo il numero esatto di lezioni necessarie, è vero altresì che maggiore è il numero di posizioni in cui può essere imparato un movimento, migliore sarà l’assimilazione di quel movimento e la sua integrazione in schemi di movimento normali e quotidiani. In definitiva, l’allievo o l’allieva procede eseguendo una sequenza di movimento intera, completa, che èpiù chiara e ben definita, più facile ed efficiente, e che con minori probabilità causerà dolore o danni rispetto ai precedenti schemi motori utilizzati. Si avrà così una progressione da movimenti abituali non consapevoli e non differenziati a movimenti consapevoli ed integrati, che andranno ad ampliare il patrimonio di funzioni e azioni benefiche per la persona.
Il Metodo Feldenkrais e la cinesiterapia
Molte persone che si rivolgono agli studi cinesiterapici per dolori muscoloscheletrici o problemi simili ottengono spesso miglioramenti; ma sei mesi dopo ecco che il dolore ricompare e la persona è costretta a ripetere il ciclo di cura. Ciò si verifica in quanto la maggior parte dei movimenti abituali è mal organizzata e quindi causa dell’insorgere del dolore. Con il Metodo Feldenkrais l’insegnante non si occupa direttamente dei muscoli e delle articolazioni, ma in modo prioritario del sistema nervoso. Per esempio, noi non possiamo volontariamente cambiare il nostro modo di camminare analizzando dettagliatamente soltanto la successione di appoggio dei piedi al suolo ma sperimentando attraverso numerose varianti un movimento globale, più leggero, più facile, più equilibrato. Così il sistema nervoso conserverà ciò che sente come più efficiente e che richiede minor sforzo. Una volta che la funzione è acquisita in un contesto di piacere e di facilità, allora sarà integrata dalla persona nelle funzioni della vita quotidiana; in questo modo può divenire consapevole di quali sono gli schemi di movimento che hanno causato il dolore, sperimentare una nuova e più ampia gamma di azioni possibili, e quindi avere la scelta del movimento più adeguato secondo il variare delle situazioni.